domenica 25 maggio 2008

Vasi di argilla come affreschi, in omaggio a Certaldo

Si è svolto stamani a Certaldo l’incontro con Betty Woodman, artista statunitense, forse la più importante ceramista vivente, che da alcuni anni vive e lavora, una parte dell’anno, in un casale vicino a Firenze, all’Antella.Betty Woodman è, assieme a Lee Babel, Ingrid Mair Zischg, Lisa Nocentini, Donna Polseno, Aldo Rontini, una dei sei artisti che espongono fino al 30 giugno nel Palazzo Pretorio, per la seconda edizione di CONCRETA, progetto espositivo che Comune di Certaldo, Lorenzo Anselmi della Galleria Gulliver e Pietro Elia Maddalena de l’Associazione “La Meridiana”, hanno ideato per valorizzare i vari aspetti della scultura ceramica contemporanea, spesso ingiustamente trascurata nel panorama dell’arte contemporanea. Il Palazzo Pretorio, con la facciata quattrocentesca di mattoni rossi di argilla cotta ed i suoi stemmi robbiani di ceramica invetriata, può rappresentare, secondo il Sindaco Andrea Campinoti “Una vetrina naturale per valorizzare questo materiale, che come il nostro borgo ha una tradizione antica, è legato alla cultura materiale, ma ha anche possibilità infinite di forma e colore, e soprattutto si lega alla materia – l’argilla – con la quale l’intero borgo è edificato”.Nel presentare l’artista statunitense, il critico Franco Bertoni, responsabile della ceramica del ‘900 al Museo della Ceramica di Faenza (il più importante museo europeo della ceramica), ha ricordato come: “La ceramica, dall’art nouveau di Galileo Chini al futurismo, dalle opere di Picasso fino a Fontana, è stata importante nella maturazione artistica dei grandi artisti del secolo scorso”. Tuttavia, proprio il suo forte legame con gli oggetti d’uso, la rende al tempo stesso estremamente diffusa ma anche di difficile interpretazione quando si passa, appunto, dall’oggettistica alle forme d’arte. Non è il caso però di Betty Woodman, che ha fatto proprio del vaso, oggetto ceramico per antonomasia, il fulcro della sua riflessione artistica. “Betty Woodman – prosegue Bertoni – ha saputo innovare, rompere le regole, perché ha sempre tenuto i piedi ben saldi nella tradizione. Ha riletto in modo originale le forme all’apparenza più semplici e diffuse, dandone interpretazioni uniche, in questo sta la sua grandezza”. Esempio lampante le tre opere realizzate ad hoc per la Sala del Vicario del Palazzo Pretorio, tre grandi tele dipinte con linee geometriche e colori sgargianti – omaggio e richiamo gli affreschi quattrocenteschi del Palazzo – sulle quali sono come applicati dei bassorilievi di argilla grezza cotta, silouette vasiformi che si legano appunto alla sua ricerca sul vaso e alla forma per antonomasia della produzione ceramica.

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